mercoledì 5 dicembre 2012


Obbiettivi:
- Smetterla con le abbuffate
- Eliminare il pane bianco e sostituirlo in piccole quantità di pane integrale
- Costanza in palestra
- Perdere i 20 kg accumulati in modi sbagliati entro Agosto 2013:

PESO DI PARTENZA 75
PESO ATTUALE  71
PESO IDEALE 55-62

PRIME TAPPE:
1) 70 entro il 15 Dicembre
2) 68 entro il 30 Dicembre
3) 66 entro il 25 Gennaio
4) 65 entro il 30 Gennaio

Cosa farò per raggiungere i miei obbiettivi:
- Frequenterò la palestra per 90 minuti-45 minuti-90 minuti-45 minuti-45 minuti- 70 minuti-45 minuti per un totale di 1 ora circa al giorno
- Cercherò di avere una vita più attiva
-Mi concentrerò sullo studio e non più sull'orario dei pasti
-Mi concentrerò su qualche hobby
-Sistemerò casa
-Eliminerò cibi spazzatura dalla mia vista cercando di riempire di cibi sani la cucina
-Smetterò di dire "da domani"
-Seguirò una dieta prevalentemente basata su frutta a basso indice glicemico, verdura, proteine ed alcuni tipi di cereali e carboidrati complessi (orzo, frumento integrale, farro, legumi,frutta secca)
-Cercherò di bere di più (2 litri circa di acqua al giorno)
-Privilegerò spuntini di frutta, tisane e verdure
-Seguirò una dieta ipocalorica ed adatta alle mie esigenze, spero

Buona giornata a tutti, io vado in palestra :)




 

venerdì 30 novembre 2012


Perché mi trovo ancora questi occhi seri?
Perché non ho parole, e non ho pensieri?
Avevamo detto basta ai desideri
e sei rimasta sola dentro i tuoi  misteri:
su quanto la tua vita ti faccia male
su in quanti piangeranno al tuo funerale

su come la tua amica ti abbia lasciata
e su come la tua pelle ora sia linciata.
Non hai mai detto basta, te ne sei stata
lì guardando in basso a terra come un'imbranata.
poi hai detto "adesso stop"
ma hai continuato
a pensare senza sosta al tuo passato.

Bambola, bambola dormi ancora
non pensare a quando arriverà l'aurora
non pensare che domani si va a scuola
la tua pelle è così dolce che uno s'innamora
ma adesso svegliati e guarda, guarda la tua ombra
non pensare a cosa è giusto ma a cosa s'incontra

E' così difficile sapere che
tu non possa più credere in me
è così difficile dirti che
a volte mi sento offuscata da te
non è così semplice, semplice, no
fermare alle grida di un robot
che svegliano incessante il tuo dolce dormire
e chiedono alle stelle di stare col sole.

Smettila di dirmi "devi mangiare"
se più tardi tanto vieni a gridare
che sono una figlia da sistemare
o non ti rispetto come io dovrei fare
come si può ancora, ancora sognare
se mi hai impedito sempre di volare
se  mi impedisci di dimostrare
che infondo io ho voglia di ricominciare?

Smettila, smettila di gridare, 
questo rumore mi fa male
non sono una figlia da minacciare
ma sono una donna, una donna da amare.

Ti lamenti di una camera disordinata
piena di quei libri che mi hanno consumata
in cui io ho scritto dentro che non vorrei essere mai nata
ma tu te ne freghi e dici "sei imbranata"
Tu pensi che quello sia un quaderno vuoto
ma dentro c'è la vita del mio nome ignoto

E' un quaderno in bianco e nero come un muto
è un quaderno con domande strappato ed abbattuto
che probabilmente non mi è mai appartenuto.



lunedì 29 ottobre 2012

Poi parli e rovini tutto


Ho sempre più il terrore che tu sia simile al mio presente...
Non è una bella cosa...

Vorrei correre a dirti di non chiudere con il passato, per quanto male abbia fatto, ma non avrebbe nessun senso, non mi ascolteresti...

E poi no... Non pò essere così, in realtà tu non sei come me, volevi solo giocare, come me, sì... Però mi sembrava sincero quel tuo modo di fare... Invece no, forse era solo paura, ma il tuo sorriso nervoso  non me lo scorderò mai, nonostante mi fossi invaghita di quei tuoi modi di fare semplici ma che ho sempre desiderato.
E' vero che infondo non ho mai voluto qualcosa da te, e di associare a te la parola amore non ne avevo proprio il coraggio.
Non è amore.
E' come qualche modo di sopravvivere l'uno con l'altro, come fosse l'unico modo.
Ma i consigli della gente ci hanno fatto male.
Ci potrei scrivere un libro. Chissà magari un giorno lo farò...

Avrei desiderato che tu mi trattassi come una che ti fa schifo piuttosto che come una via di mezzo tra un niente e un qualcosa.

Metodi di per desiderare i nostri corpi, ma ho detto le parole sbagliate, scusa non ci avevo pensato.


mercoledì 24 ottobre 2012

Quel set chiamato confusione

Ottobre sta per finire, e a me sembra ieri quel 15 agosto.
Sarà che sono una poveraccia, ma nonostante non l'abbia ancora accettato ho capito che non cercavo la persona di per se, ma le sensazioni che essa mi dava.

 Forse solo perchè non avevo mai provato ad essere sincera alla prima, forse perchè era tutto fottutamente perfetto, oltre quella distanza, oltre quei chilomenti, oltre a quello che voleva in realtà lui.
Mi semrava di rivivere una scena del set.
Ancora.
Di nuovo un film.
Due attori, benchè non strettamente legati nel ruolo d'amore passionale che si provano a frequentare non avranno certamente la capacità di essere sinceri.
Non l'uno con l'altro, ma con se stessi.
Si necessita che la scena che si sta vivendo sia sempre più apparente ad un film.
Effetti speciali, spannung, ma prima o poi conclusione.

 Quando stai per pensare che tutto sia finito poi arriva l'amico del pargolo illudendoti che al dilà del set ci sia una speranza.
Una speranza che non contavi di avere. Andava bene così, senza sentimenti se non quella speranza.

Così tutto d'un botto ti svela che quell'attore aveva a che fare con la tua vita, nonostante non ti fossi accorta dell'importanza al momento.
 Ma poi per nulla stranito l'attore confessa di non essere d'accordo con l'amico vissuto.

E da lì tutto a capo con altri pregiudizi.
Ma allora come si fa a capire se l'attore recita nella vita o solo in quel palco? Come si fa a interpretare la vita come una vita vera, senza pregiudizi?

Certo, alla gente vien comodo dire "Guarda come recita bene, sembra vera" ma non si sdegna anche a dire "Guarda come vive, pare stia recitando"

Come facciamo a capire se la nostra vita si basa sulla recita o la recita si basa sulla nostra vita?

domenica 21 ottobre 2012

Sensazione di pelli che scambiano emozioni

Stavo pensando, pensando a quanto abbia lasciato indietro la mia vita.
Ho letto varie parole che mi hanno spinta a credere che la mia vita fosse uno schifo, ma ne ho lette tante altre che mi hanno fatto capire che una sofferenza simile se non peggiore la stanno vivendo altri miliardi di anime come me.
Anime intrappolate in quel corpo che tanto odiano, in quel corpo che vorrebbero continuare a marcare con quel segno, quella firma indelebile fatta di sangue che si trasforma in dolore quando la ferita passa e si è quasi sorridenti.

Qualche giorno fa parlavo tranquillamente e sorridendo volevo scambiare due chiacchiere con chi mi era sempre accanto, e che anche se adesso non mi sta accanto ogni sera mi vorrebbe proteggere, a modo suo, dalle pugnalate.
Ho sentito pugnalate al cuore, ma continuo a pensare che la persona a cui volevo rivelare il mio errore, la mia pazzia non capisca per nulla.
Sono ancora tutti convinti che io sia una ragazzina viziata che soffre per amore.
E' vero, ma soffro per l'amore che mi manca, non per quello di un coetaneo che mi fa la corte.

Forse sbaglio a rivelare i miei errori al mondo e vorrei che queste parole continuassero a mangiarmi dentro come hanno sempre fatto, ma ora non ce la faccio più.
Forse è per questo che ogni volta che il mio corpo sfiora un corpo vicino, quasi aderendo, mi sento coinvolta e provo a trovare in quel ritmo così lento, in quelle mani che sfiorano la mia pelle, una ragione per continuare a sperare che forse le cose miglioreranno, nonostante avessi smesso di sperare.

Poi però mi rendo conto che è tutta una solita messa in scena e capisco che il mio ruolo nel mondo è quello di recitare.

martedì 29 maggio 2012

E' quando comprendi di non aver raggiunto i tuoi vecchi obbiettivi che torna la paura

Mi è tornata quella voglia di paura
di piangere
di odiarmi.
Così mi sento troppo forte, e mi vedo troppo inutile.
Non riesco a perdere niente e da quando ho cominciato a mangiare quasi normalmente ho ripreso sette chili.

So che è sbagliato, ma io voglio fare così, voglio svegliarmi e sapere che.. no, non c'è più niente per me.

Volevo stare a casa.
Ma devo uscire.
Andare ancora fuori di qui, tra gli sguardi e le risate della gente.
Ho paura, tanta. Ma voglio tornare a quella che prima era la mia vita: chiusa in una scatola saldata senza temere il peggio.

venerdì 18 maggio 2012

Dopo aver cucinato per nessuno...

Cerco la convinzione nelle parole. Ma non la trovo. Trovo solo un'articolo che mi ricorda quello che sono e quello che vorrei essere.
Sono una bulimica, vorrei essere anoressica e nessuno comprende quello che provo.
Mi vorrei far notare, ma ho paura. Mi vorrei far toccare, ma le immagini degli schiaffi mi fanno tremare.
Vorrei parlarne a qualcuno e smetterla con questo sorriso falso.
Ma quando non sai reagire, solo aprire quella scatola e rimanere a casa per giorni ti può far reagire.

Che poi all'amore ci pensi
Lo vorresti qui.
A fianco.
Con te.
A dirti quando sbagli.
Quando menti.
Quando piangi.
A ricordarti che va tutto bene.
Che tutto si risolverà.
Che tu, non sei come credi di essere, ma sei la persona più importante della sua vita.

Invece ti ritrovi chiusa in una stanza, non importa quale, non importa quando. Ma sei lì, accanto a nessuno, ma con nell'anima tutte le persone che hai abbandonato. Tutte le persone  che sono andate via, o che ti sei lasciata scappare.
Sei lì e vedi negli occhi degli altri la sicurezza che non hai o la vita che non vuoi.
Vorresti solo il vuoto.
Buttare tutto e sederti accanto a quella bambina che una volta eri tu e dirle che va tutto bene. Che non è successo niente.

Non si può vivere tutta la vita con la convinzione che fra un pò passerà.
Non si può vivere una vita con tutti i vestiti stretti a pensare che quando dimagremo saranno bellissimi.
Non si può vivere una vita non nostra.
E' come rubare a qualcuno l'anima e sentirne il peso per sempre, e questo non va bene.

domenica 13 maggio 2012

Che poi ci pensi, e ci pensi da morire.
Però dopo di guardi e capisci che ne vale la pena, anche se fa male.
Che poi ti ferisci, è vero. Anche se nessuno lo sa, ti ferisci davvero.
Ma inconsciamente sai che senza quel dolore nono vivi più.
Poi la gente dice che non è normale, hanno ragione, ma lo dicono davanti a te, loro che ne sanno.

E poi li vedi, lo sai che sussurrano su di te...
Però non riescono a trovare un compromesso.
Sempre così, pensi che ti vogliano proteggere, ma proteggere da cosa? Dalla tua stessa vita?
Dal tuo dolore forse? Eppure sono sempre lì, e quando sai che puoi fare quello che vuoi ti riempi di nodi allo stomaco.

Ma chissenefrega, fanculo al nodo, io mi abbuffo lo stesso.
Ma a volte ce la fai, a volte no.
Non sai quanto vomiterai e se lo farai.
Non sai quanto ingurgiti e quanto espelli.
Ma sai che è l'unica cosa che ti riesce bene.

venerdì 2 marzo 2012

Spina

Scende, velocemente ma sembra un'eternità. L'eternità dei sogni, l'eternità degli incubi. La vedi lì, scendere lentamente come se non gliene importasse nulla.
Soffrendo ho cercato di far capire ora mi muovo.
Ora sono sola e mi sento così, un robot. Quello che sono, quello che sono e che non avrei mai voluto essere.
Mi vedo così, con questa spina sul viso, mi sento come tu mi dici che sono, sbagliata. Mi sento come da sola riesco ad essere.
Sono l'errore più fragile della tua vita.
Tu mi vedi così, ma con una risata riesco a mascherare tutto e tu pensi sia tornato tutto apposto, e ti stupisci entrando da quella porta a vedermi in lacrime tremando. Quella forte bambina che ride ormai è una fragile donna che soffre.
Una donna prematura.
Non è divertente essere una donna prematura, piuttosto direi che sarebbe bello essere una ragazza cresciuta.
Anziana quella adolescente trema perché non ce la fa più a ridere in vista a tutto quello che fa. I suoi errori sono tremendi.
Scrive per rendersi conto dello schifo che fa, ma in realtà è due persone.
Mentre si abbuffa lei pensa alla dieta.
Mentre vive lei pensa alla morte.
Mentre ride lei è in lacrime.
Mentre sogna lei pensa.
Trema trema trema e si ripete che ce la farà ma sa che invece non è più viva.
Schiaccia la tastiera con le mani tremolanti ed i tasti umidi.
Sente la canzone delle sue lacrime.
Vede nelle sue unghie le briciole.
BASTA.
Vuole uscire, ma non ce la fa: ha paura, l'ingenua.
Non esce di casa da mesi.
Dice che domani riproporrà quello di cui vive, ma sa bene che non lo farà.
Lei non vive, lei spera di morire.
Quella spina sul viso, è quella spina che adesso accarezza le sue labbra.
Quella spina è la sua lacrima

sabato 25 febbraio 2012

Rosso


Tra un attacco e l'altro, 
tra la paura e la voglia
il proibito rimarra proibito solo fin quando io penserò che lo sarà
Lascerò il mio libro qui, in questo tavolo vuoto.
Leggerò le mie ultime parole e poi partirò. 
Andrò in un posto fantastico dove sei sempre leggera
dove la luna ti porta a cavalluccio
dove le stelle ti illuminano
dove l'amore ti allibisce
dove di te si invaghiscono solo personaggi che ti faranno sentire così
come tu vuoi
in quel momento.
Avrai tempo per correre, tempo per vivere, tempo per ridere, tempo per sorridere, tempo per tutto
potrai fare quello che hai voglia di fare.
Il giusto che hai voglia di fare.
Scriveremo lettere, canteremo glorie, moriremo di felicità.
Avremo il profumo delle fragole 
sentiremo l'amore
il vento non servirà a convincerci delle sue carezze, ma a far volare le foglie
per creare armonia d'autunno.
Voleremo con un ombrello a puà, sentiremo le farfalle rumoreggiare tra le foglie
sentiremo la gioia di un bambino e faremo volare gli aquiloni.
Lontano. Lontano dall'acqua, per non perderti più.
No, non moriremo di nuovo.
Sentirai il mio corpo abbracciandomi, non più l'aria.
Non sarai più solo.
Non saremo più soli.
Non sarò più sola.
Griderai al cielo, guarderai in alto.
A cosa serve guardare in basso ora? 
Ora che c'è il cemento a dividerci dal calore?
Solo lì guardando in basso vedremo il cielo.
Solo in paradiso potremo di nuovo essere felici.
Solo in paradiso possiamo essere felici ora.
Rieccoti amore mio.
         
     Chiudi gli occhi. Cosa vedi? 
Niente
Concentrati
        Tu cosa hai visto?
Tutto quello che ho
E di che colore è?
Rosso.
E che cos'è?
L'amore che ricevo. L'amore è sempre un debito, per questo è rosso.

martedì 17 gennaio 2012

Questione di vecchie abitudini.

Si guarda.
La guarda.
Non la vedeva da tanto.
Non la odiava da troppo.
Quella figura, niente di importante, ma una figura. Figura triste, figura sporca, figura con le unghie piene di briciole, con la bocca di cioccolata e un odore terribile addosso che solo lei sentiva, ma anche figura che sta scoppiando, che non ha nemmeno avuto un'ora per rovinarsi, rovinare tutto.

La radio accesa, le parole spente, quel rumore silenzioso che raffiora tutti i ricordi.
Quando cantavi, e io mi avvicinavo per sentirti sussurrare senza che te ne accorgessi,per non spaventarti, senza far rumore e ti sentivo pregare, sperare nella mente, ti vedevo parlare in silenzio, ti vedevo capire che stavi sbagliando.

 Leggevo le te paure mentre il braccio si avvicinava a mio corpo, sentivo le grida strozzate mentre cadevo a terra, le tue. Le tue che  mi guardavano piangere non avevano bisogno di spiegare quanto terribile fossi, quelle che giocavano con me rendendomi fine, rendendomi debole, che mi chiudevano nella bolla di cristallo e mi rendevano una principessa rapita,

Quelle parole, quei gesti, quei discorsi che mi rendevano debole, e poi forte, e poi debole e mi lasciavano morire, quelle che mi facevano desiderare di morire, di soffrire.

Troppe parole, troppi gesti, troppe grida che questo silenzio mi sembra così buio, e ci ricado.
Ricado dentro un tunnel, ma questa volta corro.
Le giornate passano come se niente fosse, la paura aumenta al'aumentare dei passi, la velocità della luce, ma ancora non vedo l'interruttore per accendere la lampadina, tu mi aiuti con la candela ma io ho così fretta che non riesco a vedere nulla, e tu non riesci a raggiungermi, a prendermi e farmi uscire.

Ho paura.
Ma questa volta ho paura di averla. Di non riuscire ad uscire.
Prendo la bottiglietta.
La bevo. Tutta. Quasi tutta.
Sento il mio cuore piangere e il mio cervello barare.
Non aveva rispettato i patti.
Ancora. Di nuovo.
Bum, bum.
Bum bum
Bum bum
Bum bum
Bum
Bu-
BUM BUM


Ho tanta voglia di tornare a vivere.
Ma il freddo e il ghiaccio mi fanno scivolare e perdere le forze.

Non voglio cadere.
Non posso cadere.
Non devo cadere.
Eppure cado.
No, non finisce, la discesa è eterna.
Ormai è tardi per aggrapparsi e risalire.
E' troppo lontano, la velocità aumenta e io non riesco a fermarmi. O forse non lo voglio davvero.

mercoledì 4 gennaio 2012

domenica 1 gennaio 2012

E' l'ora del 2012....

Il 2011 se n'è andato e ci ha lasciato tanti ricordi belli e brutti, tante fotografie, tanti baci, tante speranze, tante lacrime, tanto odio, tante illusioni, ma ci ha aiutato a crescere, e possiamo dire di aver salito un'altro gradino, di avercela fatta nonostante tutto, di essere ancora qui, di sperare ancora, di continuare a sognare per poi salire un'altro gradino, ma la salita sarà dura, durissima, per questo è importante essere costanti, non aver paura, o almeno cercare di godersi i momenti belli della vita.
Vi auguro un felice anno nuovo, pieno di speranze, di correzioni e tanta fortuna.