mercoledì 24 ottobre 2012

Quel set chiamato confusione

Ottobre sta per finire, e a me sembra ieri quel 15 agosto.
Sarà che sono una poveraccia, ma nonostante non l'abbia ancora accettato ho capito che non cercavo la persona di per se, ma le sensazioni che essa mi dava.

 Forse solo perchè non avevo mai provato ad essere sincera alla prima, forse perchè era tutto fottutamente perfetto, oltre quella distanza, oltre quei chilomenti, oltre a quello che voleva in realtà lui.
Mi semrava di rivivere una scena del set.
Ancora.
Di nuovo un film.
Due attori, benchè non strettamente legati nel ruolo d'amore passionale che si provano a frequentare non avranno certamente la capacità di essere sinceri.
Non l'uno con l'altro, ma con se stessi.
Si necessita che la scena che si sta vivendo sia sempre più apparente ad un film.
Effetti speciali, spannung, ma prima o poi conclusione.

 Quando stai per pensare che tutto sia finito poi arriva l'amico del pargolo illudendoti che al dilà del set ci sia una speranza.
Una speranza che non contavi di avere. Andava bene così, senza sentimenti se non quella speranza.

Così tutto d'un botto ti svela che quell'attore aveva a che fare con la tua vita, nonostante non ti fossi accorta dell'importanza al momento.
 Ma poi per nulla stranito l'attore confessa di non essere d'accordo con l'amico vissuto.

E da lì tutto a capo con altri pregiudizi.
Ma allora come si fa a capire se l'attore recita nella vita o solo in quel palco? Come si fa a interpretare la vita come una vita vera, senza pregiudizi?

Certo, alla gente vien comodo dire "Guarda come recita bene, sembra vera" ma non si sdegna anche a dire "Guarda come vive, pare stia recitando"

Come facciamo a capire se la nostra vita si basa sulla recita o la recita si basa sulla nostra vita?

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